Coltivazione dell'aglio

Coltivazione dell’aglio origini e caratteristiche

Il nome botanico dell’aglio è allium sativum ed è una pianta erbacea perenne e bulbosa che fa parte delle Amaryllidaceae. In origine questa pianta si trovava soprattutto in Asia: è una specie molto antica, tant’è che si hanno testimonianze della sua esistenza e del suo uso in ambito medico già nell’antico Egitto. Ciò che viene usato e apprezzato in cucina di questa pianta è il bulbo, un organo che, come accade per le altre piante bulbose, ha il compito di accumulare e conservare le sostanze nutritive indispensabili per la pianta. Nei secoli scorsi la coltivazione dell’aglio si è diffusa un po’ ovunque e oggi ne esistono anche diverse varietà con caratteristiche specifiche, ognuna delle quali si trova in una zona diversa del pianeta. Le varietà si distinguono, ad esempio, per la pellicola che avvolge il bulbo, che può essere bianca, rosa o rossa. In Italia, ad esempio, è famoso l’aglio rosso di Nubia o l’aglio di Vessalico.
Teste d'aglio ancora sotto forma di bulbi

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Coltivazione dell’aglio cosa bisogna sapere

Piante di aglio Per intraprendere la coltivazione dell’aglio bisogna innanzitutto sapere che dal bulbo di questa pianta si origina un fusto sul quale crescono poi delle foglie e, sulla cima, anche dei graziosi fiori bianchi e rossi. La pianta non supera mai gli ottanta centimetri di altezza e, in realtà, raramente arriva alla fioritura. La parte che si utilizza in cucina è il bulbo e tutti i bulbilli che contiene, avvolti da una fragile pellicola che li riveste e che si toglie molto facilmente. La coltivazione dell’aglio è molto semplice perché questa pianta si adatta a qualsiasi condizione climatica e a qualsiasi tipo di terreno. L’unica cosa che va assolutamente evitata è il ristagno d’acqua perché, come per tutte le piante bulbose, anche i preziosi bulbi dell’aglio potrebbero essere attaccati da malattie fungine, o peggio marcire se rimasti per troppo tempo a contatto con l’acqua.

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Coltivazione dell’aglio procedura

Trecce d'aglio Per avere una buona coltivazione dell’aglio a casa propria è sufficiente prendere i bulbi o i bulbilli e tenerli sempre a una temperatura che non deve mai scendere sotto i sette gradi, in un ambiente umido. I bulbilli vanno staccati dal bulbo principale e interrati in fila a circa dieci centimetri di distanza tra di loro, e a circa tre centimetri di profondità. Il periodo migliore per intraprendere la coltivazione è l’inverno, dunque da novembre agli inizi di marzo; nelle zone con gli inverni particolarmente rigidi, invece, è preferibile iniziare l’attività in primavera. Inizialmente il bulbo appena piantato ha bisogno di annaffiature regolari ma mai eccessive; quando poi spunta il fusto con le prime foglie bisogna interrompere l’irrigazione. Dopo poco tempo le foglie si seccheranno e questo evento indicherà la piena maturazione del nostro aglio che, a quel punto, andrà estratto dal terreno e lasciato essiccare in un posto fresco e asciutto.


Coltivazione dell'aglio: Coltivazione dell’aglio curiosità

Aglio pronto per essere usato in cucina Spesso gli agli raccolti vengono conservati in lunghe trecce appese sui soffitti di magazzini e ripostigli; una volta che i bulbi si sono seccati del tutto, è possibile utilizzarli in cucina e tenerli dentro recipienti come barattoli e cestini. Questa pianta non necessita di cure dunque se non si dispone di un terreno o di un grande spazio per un vaso capiente, è possibile anche piantare i bulbi in una scatola di legno o di plastica, purché dentro vi sia prima disposto un buon terriccio e del materiale drenante che aiuti a scongiurare il pericolo del ristagno idrico. L’aglio non è utile solo per aromatizzare le pietanze, ma anche per aiutare il nostro organismo: ha proprietà antisettiche, antibatteriche, antiossidanti e contiene tante vitamine e proteine; inoltre è un depurativo per l’apparato circolatorio, del quale tonifica le pareti e favorisce il corretto funzionamento. Per ottenere il massimo degli effetti benefici, però, bisognerebbe consumare l’aglio crudo, perché la cottura ne altera le proprietà.


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